Bia de’ Medici è un nome avvolto nel mistero, un fantasma del Rinascimento. Fu la figlia illegittima di Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana, ma di lei si sa ben poco, se non per l’inquietante ritratto che Agnolo Bronzino dipinse dopo la sua morte.
Nata intorno al 1536, Bia era probabilmente figlia di una donna sconosciuta, forse una serva o una nobile con cui Cosimo ebbe una breve relazione. Nonostante la sua illegittimità, Cosimo la amava profondamente. La portò alla corte medicea e la crebbe accanto ai suoi figli legittimi dopo aver sposato Eleonora di Toledo. Eppure, la sua presenza nella storia è fugace: morì giovanissima, forse a causa di una malattia infantile, prima di compiere sei anni.
Suo padre ne fu devastato. Per renderla eterna, commissionò a Bronzino un ritratto. Ma questo non è il volto di una bambina piena di vita, è un ritratto postumo, un memento mori rinascimentale. Bia appare pallida, quasi eterea, avvolta in un bianco freddo e adornata da una delicata collana di perle. Il suo sguardo è solenne, distante, con un’inquietante immobilità. Il bagliore soffuso intorno al suo viso ne amplifica la presenza spettrale. Questa non è una bambina viva, è l’immagine di qualcuno già perduto, preservato solo nella pittura.
I Medici erano ossessionati dall’eredità e dalla memoria, e il ritratto di Bia offre uno sguardo raro nel dolore personale di un sovrano potente.
Oggi, il ritratto di Bia si trova agli Uffizi di Firenze, un tributo eterno a una bambina che ha lasciato un segno appena percettibile nella storia, se non nell’arte.
Nata intorno al 1536, Bia era probabilmente figlia di una donna sconosciuta, forse una serva o una nobile con cui Cosimo ebbe una breve relazione. Nonostante la sua illegittimità, Cosimo la amava profondamente. La portò alla corte medicea e la crebbe accanto ai suoi figli legittimi dopo aver sposato Eleonora di Toledo. Eppure, la sua presenza nella storia è fugace: morì giovanissima, forse a causa di una malattia infantile, prima di compiere sei anni.
Suo padre ne fu devastato. Per renderla eterna, commissionò a Bronzino un ritratto. Ma questo non è il volto di una bambina piena di vita, è un ritratto postumo, un memento mori rinascimentale. Bia appare pallida, quasi eterea, avvolta in un bianco freddo e adornata da una delicata collana di perle. Il suo sguardo è solenne, distante, con un’inquietante immobilità. Il bagliore soffuso intorno al suo viso ne amplifica la presenza spettrale. Questa non è una bambina viva, è l’immagine di qualcuno già perduto, preservato solo nella pittura.
I Medici erano ossessionati dall’eredità e dalla memoria, e il ritratto di Bia offre uno sguardo raro nel dolore personale di un sovrano potente.
Oggi, il ritratto di Bia si trova agli Uffizi di Firenze, un tributo eterno a una bambina che ha lasciato un segno appena percettibile nella storia, se non nell’arte.
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